Quando, l'altro giorno, ci siamo visti con Ermanno al consueto appuntamento NenTE per il nuovo disco lui ha esordito «Ta', dobbiamo fare questo pezzo». Ermanno, per "fare" questo pezzo intende sempre che c'è l'idea, l'impulso iniziale ma è tutt'altro che completo. Ho detto: «ok, vediamo».
Schizzi
Accende il looper dove aveva registrato il suo appunto sonoro e io già dai primi secondi chiedo: «ma, è la Xstation, giusto?» (il synth che si vede in foto). Sebbene per ogni synth che Ermanno possiede ci siano banchi e banchi di suoni, ho imparato a riconoscere le caratteristiche di ognuno.
Ad ogni modo, vengo subito avviluppato da tenui grappoli di note che mi proiettano subito in atmosfere crepuscolari e malinconiche. Ho detto: «beeeello!».
Il giro continuava passando armonicamente per varie possibilità di sviluppo, e poi è partito il secondo appunto che si risolveva come una sorta di progressione cromatica discendente.
C'erano solo queste note sospese, con un suono molto semplice ma che si portava dietro una scia. Sembrava quasi un flauto traverso che, malinconico, attaccasse dopo ogni grappolo di note.
Mentre, vedevo Ermanno che mi diceva: «qua ci vorrei un andamento ritmico alla portishead» e lo mimava con le mani... Si pensava anche a chi farlo cantare e al fatto che il testo dovesse essere spezzato, composto come una serie di didascalie per quadri o immagini, anche scollegate le une dalle altre, senza un filo conduttore preciso.
Avevo in testa anche cosa fare con la chitarra, senza saperlo avevo portato quella adatta, l'Ibanez semiacustica.
«Perfetto, bellissimo, mettiamoci a lavoro!».
Prima, volevamo pensare al pattern ritmico, per Cinematica avevamo usato qualcosa del genere in "1000 occhi", ma «seeee vattelappesca, chissà in quale floppy l'ho messa». «Ok che si fa?» Ermanno accende l'iPad e carica una delle tante app per suonare che ha installato. Appare l'app della Korg Electribe, meraviglia! Cominciamo a smanettarci un po', facciamo quasi a gara a chi sporca il display con le dita. Dopo vari comandi, step composing, ripensamenti, suddivisioni, accenti, effetti, distorsioni, inviluppi e swing vari, eccolo! Un pattern "alla portishead". Ma contrariamente a quanto abbiamo apprezzato nei loro dischi, dove la parte ritmica veniva composta usando più capioni di "batteria reale" noi abbiamo preferito avere lo stesso groove ma con suoni pieni di bzzz fzzzz e brrrr, più vicini a Telefon Tel Aviv, Alva Noto, Apparat. Beh, ci siamo detti: «è un buon inizio, e adesso andiamo a ricostruire le note registrate».
Spartiti
Qui ci siamo affidati (come quasi mai facciamo), al pentagramma. Prendo un foglio di carta qualsiasi, abbozzo alla meno peggio i righi e cominciamo a ricavarci e trascrivere le note man mano che il loop andava suonando (vedi foto).
«Benissimo cominciamo a provarci su!». Ermanno accende l'Xstation, legge gli indecifrabili (a volte anche per se stesso) appunti dell'ennesimo post-it per ricostruire il suono, ma non ci siamo. Avrà sicuramente dimenticato qualche passaggio...
Decay
Beh, è passata quasi un ora buona perché la caccia a quel suono tanto evocativo e malinconico finisse. Cercavamo tutte le sfumature che Ermanno era riuscito a ricreare nel loop, e soprattutto, non riuscivo a sentire quella scia di strumento a fiato che sentivo dopo 3 secondi di ogni nota. Ermanno ha rivoltato decay, attack, LFO, VCF e quando alla fine ci siamo riusciti abbiamo detto: «ma scusa perché non lo salviamo sto suono! ahahahah». Lavorando per così tanto tempo sull'improvvisazione, siamo così abituati a trattare gli strumenti come dei mandala sonori, che ogni tanto ci dimentichiamo che le cose possono essere salvate anche su una memoria digitale e non su un post-it!
Anyway, partiamo! Groove, synth e chitarra. E suonando mi accorgo che l'idea che avevo in testa per la chitarra ha lasciato il posto a qualcosa di completamente diverso. Provando, comincio a sviluppare tutta la struttura del giro come una serie di arpeggi che rincorre a velocità doppia le note di Ermanno.
«Ci siamo! Qui il basso lo facciamo semplice semplice, con una sola nota ogni battuta e lo registriamo usando un basso "vero"... e dove lo prendiamo? Erma', quel tuo bel Fender, l'hai venduto... Ce lo faremo prestare... Ok... La sviluppiamo così... la chiudiamo cosà... ma adesso è tardi, dobbiamo smettere... la prossima volta la registriamo...»
Ecco un altro spaccato di vita da NenTE: schizzi, spartiti e decay.
Ecco come è nata SKETCHES, SCORES AND DECAY.
La NenTE Song03
Alla prossima!
Gaetano
ahhh, il partire da una cosa ed arrivare a tutt'altro... la bellezza della messa in musica dei pensieri.
RispondiEliminaIl flusso di coscienza è sempre stato la nostra ispirazione!
RispondiEliminaDa un commento di Manb (Ermanno) su Facebook: «Gaetano è il backup vivente dei Nente. Per fortuna che c'è lui... Il racconto sulla song03 è molto preciso, ma soprattutto si legge come un capitolo di un bel romanzo.
RispondiEliminaE bravu Tanu!!! Al prossimo appuntamento registreremo la song03, poi ho già pronta l'idea per la song04. A primo ascolto ricorda molto gli ultimi Radiohead, anche se sono convinto che appena ci mettiamo mano verrà fuori un'altra cosa.